Staccando l’ombra da terra

Staccando l’ombra da terra è il quarto libro di Daniele Del Giudice, pubblicato da Einaudi nel 1994, a sei anni di distanza dal Museo di Reims. Il suo soggetto è il volo, del quale Del Giudice non aveva progettato di scrivere: «Io non volevo raccontare il volo», avrebbe raccontato in un’intervista del 2007, «perché il volo era per me di una bellezza infinita, e me ne sbattevo totalmente di mettermi a scrivere un romanzo su di esso». Ma poi Federico Fellini gli avrebbe chiesto di raccontargli le sue esperienze di pilota amatoriale e così Del Giudice sarebbe stato indotto a scrivere il libro che leggiamo.

Staccando l’ombra da terra può essere pensato come una raccolta di racconti o in alternativa come un romanzo. Si compone infatti di otto capitoli o racconti che alternano esperienze di volo del protagonista e narratore – che potrebbe anche far pensare all’autore, ma il testo non si offre come narrazione autobiografica – a episodi di storia dell’aviazione – nei quali però incontriamo momenti di spiccata finzionalità e modalità narrative antimimetiche. Alla narrazione, inoltre, sono intercalati lunghi passi di taglio saggistico.

Il soggetto del volo è quindi affrontato in un duplice orizzonte, di esperienza personale, ai limiti del romanzo di formazione, e di esperienza storica. Il filone delle esperienze di volo del protagonista e narratore si apre nel primo capitolo, «Per l’errore», con il suo primo volo solista e continua nel terzo, «E tutto il resto?», con una riflessione semifantastica sul divenire pilota che è anche una riflessione sul diventare adulti e sul cambiamento storico. Nel quinto capitolo, «Fino al punto di rugiada», il protagonista, che si è perso nelle nuvole, deve confrontarsi con la fragilità della condizione umana, ma infine si ritrova, e nel sesto, «Manovre di volo», il paragone fra volo e vita è svolto in un dialogo silenzioso con l’istruttore Bruno. Nell’ottavo e ultimo capitolo, «Doppio decollo all’alba», il narratore e Bruno volano sulla scia di Antoine de Saint-Exupéry e così la narrazione delle esperienze di volo si riunisce a quella di episodi della storia dell’aviazione.

Il filone storico inizia con il secondo capitolo, «Tra il secondo 1423 e il secondo 1797», che racconta l’incidente aereo di Conca di Crezzo (1987) mediante un dialogo notturno fra il narratore e le ombre dei piloti defunti dell’aereo precipitato, e prosegue con il quarto, «Pauci sed semper immites», che propone invece un diverso racconto incassato: Martino Aichner, che nella Seconda guerra mondiale aveva volato con gli aerosiluranti del gruppo Buscaglia, ne racconta le vicende al narratore, sulla scorta del fortunato libro di cui lo stesso Aichner è stato realmente autore (Il Gruppo Buscaglia, pubblicato da Longanesi, poi da Marco Luca Giusti e infine da Mursia). Il settimo capitolo, «Unreported Inbound Palermo», rievoca in forma lirico-drammatica la tragedia di Ustica – ne I-TIGI. Canto per Ustica, Ustica sarà invece la strage –, dopo la quale l’ottavo capitolo, come abbiamo detto, riunisce i due filoni del libro.

Staccando l’ombra da terra è un testo insieme narrativo e saggistico, romanzesco e storiografico, unitario e molteplice, leggibile e fortemente sperimentale, per le forme narrative che dispiega e per la mescolanza di linguaggi tecnici e letterari che propone. Temi fondamentali sono la responsabilità e l’errore, intorno ai quali si struttura una riflessione morale che usa il volo come figura della vita, e inoltre la tecnologia, il cambiamento storico in cui essa è implicata e la funzione testimoniale della letteratura, in dialogo con autori quali Antoine de Saint-Exupéry, Joseph Conrad e Primo Levi.